lunedì 6 febbraio 2012

Suggerimenti per una riforma liberale della SCUOLA (I parte)





Un Preside, una squadra.

  1. Il D.S. sceglie i docenti in base alle loro caratteristiche e alla loro disponibilità a perseguire un “progetto” di scuola.
  2. Il D.S. alletta i docenti con una quota della retribuzione che egli ha facoltà di attribuire. (Naturalmente il grosso della retribuzione è fissa e non aumenta con l'aumentare dell'anzianità di servizio). Si avvia quindi un meccanismo virtuoso ed incentivante o, se si vuole, meritocratico o funzionale, nel senso che il docente X può essere funzionale in un contesto e non in un altro, proprio per le sue attitudini, per la sua formazione, per le sue aspirazioni. Se invece, ad esempio per lavorare vicino a casa, il docente accetta un profilo più basso, riceverà anche uno stipendio più basso.
  3. I docenti versatili, motivati, dinamici, saranno richiesti da più scuole e avranno la possibilità di scegliere in base al “progetto”, alla retribuzione, ai fattori logistici. Potranno perfino valutare la squadra : “Lavorerò bene con Y? Preferisco W.”
  4. I docenti meno motivati potrebbero trovare difficoltà di collocazione con tre possibilità: a) accettare un incarico a retribuzione base; b) rimboccarsi le maniche e cercare di tornare ad essere una “prima scelta”; c) cominciare a pensare che esistono anche altre professioni e mestieri.

Conosco molte delle eccezioni che si possono fare a tale proposta, ma sono convinto che spesso siano frutto di una estenuata difesa di diritti indifendibili. La mia proposta presenta, invece, i seguenti vantaggi:
  • Dare una scossa al personale docente che tende a mantenere uno stesso “profilo” durante tutta la carriera.
  • Introdurre elementi di dinamicità ora assenti nell'ambiente scuola.
  • Togliere dall'ambiguità la figura del D.S. e i docenti, i quali si trovano a lavorare con una squadra eterogenea messa insieme con criteri estranei ad un buon funzionamento.
  • Fare del docente un “operatore culturale”.
  • Fare del docente un “professionista” che può scegliere “dove, con chi e a cosa” lavorare.
  • Affermare il criterio “a lavoro uguale, retribuzione uguale”, mentre oggi la mia collega prossima alla pensione guadagna 400 € più di me.
  • Portare alle estreme conseguenze il principio di cui al punto F) ovvero “a lavoro diseguale, retribuzione diseguale”.

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