sabato 28 aprile 2012

Un picciòlo al giorno...




Per anni si è dibattuto intorno alla mela, se fa bene la polpa o la buccia o più l'una dell'altra. Di conseguenza, vedevi molti pelare il frutto e mangiare la polpa e pochi fare il contrario. Quelli che la mangiano a morsi possono considerarsi indecisi, faciloni, poco selettivi o semplicemente affamati.
Dalle più recenti indagini naturistico-salutistiche emerge invece, ora, la verità: ciò che fa veramente bene nella mela è il picciòlo. Un gruppo di ricercatori danesi ha rintracciato nel picciòlo microelementi che favoriscono lo smaltimento degli acidi urici, facilitano l'eliminazione dei liquidi in eccesso (diuresi), intensificano il tono muscolare sia delle fibre bianche che di quelle rosse.
Gli stessi ricercatori raccomandano, tuttavia, di non assumere il picciòlo intero, perché potrebbe incastrarsi nell'esofago. Esso, il picciòlo, va posizionato sotto la lingua e funziona come una capsula “a rilascio lento”. Anzi, lentissimo, visto che dovrà restare al suo posto per almeno due ore. Poi lo si può sputare.
Con il resto della mela potete contenervi come siete abituati a fare, senza trascurare la “mela cotta” che facilita la funzione intestinale.

mercoledì 18 aprile 2012

Tagliatori di nastri


Quanto i politici italiani siano presenzialisti lo si capisce da tanti segnali.
Vai ad un concerto di musica classica, ad una giornata di studio, alla presentazione di un'iniziativa o quello che vuoi . Vacci un po' prima dell'inizio e fatti un giro in sala. Vedrai le prime file riservate alle autorità: il Sindaco con assessori, il Vescovo con il suo codazzo, il presidente della Cooperativa, il direttore della Banca di Credito, il Comandante della stazione dei Carabinieri, il Comandante della Guardia di Finanza e tutta una processione di ammanicati-infiltrati-amici-parenti delle autorità. E ti occupano, almeno, le prime tre file e tu che eri veramente interessato, alcune volte pagante biglietto, te ne stai sconsolato in fondo.
E' una metafora voluta, reclamata, imposta: tu cittadino non conti un cazzo e, al massimo, ti mettono nella condizione di dire GRAZIE.
Viene inaugurata una scuola? Un ospedale? Una residenza per anziani? Un giardino pubblico? Sempre loro, sempre lì. A tagliare nastri, a fare discorsi, a celebrare se stessi.
Nel mondo che sogno dovrebbe essere il contrario: cittadini protagonisti, politici e politicanti in fondo, ad occuparsi che tutto fili liscio e che l'iniziativa sia di nostro gradimento.
L'autorità dovrebbe consistere nel servizio: chi ha più autorità più deve servire. Loro sono al nostro servizio, non il contrario.
Invece si pavoneggiano, si mettono in posa per la foto. Insistono nel prendere la parola, sembrano farci credere che se li sono cavati di tasca i soldi per il concerto.
E' la solita arroganza del potere. Da noi più sciatto e cialtrone che altrove, più ignorante, protervo, stupido.

sabato 14 aprile 2012

Della Tirannide




Mi sono sempre chiesto come, nella nostra società postmoderna, si sarebbe configurata la tirannide. Molti sostengono che la tirannide si nasconde nelle multinazionali, nelle banche , nei tecnocrati di Bruxelles, nell'ex Presidente del Consiglio; altri indicano i Partiti, i Sindacati, la Confindustria e tanto altro ancora, a seconda delle convenienze, degli stereotipi, delle ideologie.
Beati i tempi in cui c'era un tiranno, un cattivo cattivissimo che negava le libertà individuali, che opprimeva e torturava: era almeno onesto e si mostrava come tale. Se avevi coraggio potevi combatterlo, da solo o associato con altri. Andavi incontro alla sua ira: era una lotta fra uomini veri, a volte titanici.
Poi tale figura storica è svanita, si è frantumata, polverizzata. Però l'analisi arrancante, inesatta, raffazzonata di cui ho dato conto contiene una verità: la moltiplicazione del tiranno, non uno ma molti e, per giunta, difficili da trovare e da riconoscere come tali.
La ricerca è andata oltre e la polverizzazione anche, purtroppo. Prima c'era lui, il tiranno, ed “io”, l'eroe, pronto a dare la vita per liberare il popolo.
Oggi con chi te la prendi? I tiranni sono dappertutto: il vicino che si ostina a tenere in giardino i cani che abbaiano mentre tu dormi; l'impiegato fannullone; il piastrellista che lavora ad ore e che qualche ora sta in panciolle; quello che parcheggia in terza fila; l'insegnante ignorante come una capra; l'amico degli amici; quello che salta la fila... 
Non esagero: chiunque non rispetta i miei diritti è il mio TIRANNO.
Mi sento sporco, appiccicoso di tirannide, me la sento addosso e non riesco a liberarmene.

P.S. Non ho niente contro le capre.

sabato 7 aprile 2012

Pensarsi libero


Vi sono, almeno, due modi di interpretare il rapporto fra il cittadino e la legge. Il modo che ci piace, quello “liberal”, può essere sintetizzato così:

Si può fare tutto, tranne ciò che è espressamente proibito.

E' facile notare che si parte da ciò che si può fare, tutto, a meno che non sia vietato dalla legge.

Il secondo modo, quello che non ci piace, quello “oppressivo”, parte invece dalla lista dei divieti e alla fine rimangono solo spiragli di libertà:

Non si può fare niente se non ciò che è espressamente consentito.

Se all'atto pratico non ci sono differenze, la prospettiva è molto diversa, perché una cosa è avere libertà regolate, un'altra avere divieti che lasciano margini di libertà.

Ebbene, in molte scuole, soprattutto primarie e secondarie di primo grado (elementari e medie), capita di vedere, girando per aule e corridoi, cartelli con la lista dei divieti. I divieti sono elencati dettagliatamente, minuziosamente, burocraticamente. Non correre, non masticare la gomma, non mangiare fuori dagli orari, ecc.
Tuttavia, a parte la dubbia efficacia educativa di divieti assurdi, a parte che una scuola che tende prevalentemente a vietare dà l'idea di essere oppressiva, notiamo che la rincorsa dei divieti a limitare le libertà è, fortunatamente, persa in partenza. Infatti un alunno potrebbe riempire di minestrone il cappello del preside in quanto non espressamente vietato... 

A volte siamo noi stessi a porci in una posizione subalterna alle leggi e forse è un atteggiamento indotto da una prassi. Ci pensiamo circondati da divieti. Sarebbe un'operazione di igiene mentale pensare, come prima cosa, di essere liberi.