mercoledì 18 aprile 2012

Tagliatori di nastri


Quanto i politici italiani siano presenzialisti lo si capisce da tanti segnali.
Vai ad un concerto di musica classica, ad una giornata di studio, alla presentazione di un'iniziativa o quello che vuoi . Vacci un po' prima dell'inizio e fatti un giro in sala. Vedrai le prime file riservate alle autorità: il Sindaco con assessori, il Vescovo con il suo codazzo, il presidente della Cooperativa, il direttore della Banca di Credito, il Comandante della stazione dei Carabinieri, il Comandante della Guardia di Finanza e tutta una processione di ammanicati-infiltrati-amici-parenti delle autorità. E ti occupano, almeno, le prime tre file e tu che eri veramente interessato, alcune volte pagante biglietto, te ne stai sconsolato in fondo.
E' una metafora voluta, reclamata, imposta: tu cittadino non conti un cazzo e, al massimo, ti mettono nella condizione di dire GRAZIE.
Viene inaugurata una scuola? Un ospedale? Una residenza per anziani? Un giardino pubblico? Sempre loro, sempre lì. A tagliare nastri, a fare discorsi, a celebrare se stessi.
Nel mondo che sogno dovrebbe essere il contrario: cittadini protagonisti, politici e politicanti in fondo, ad occuparsi che tutto fili liscio e che l'iniziativa sia di nostro gradimento.
L'autorità dovrebbe consistere nel servizio: chi ha più autorità più deve servire. Loro sono al nostro servizio, non il contrario.
Invece si pavoneggiano, si mettono in posa per la foto. Insistono nel prendere la parola, sembrano farci credere che se li sono cavati di tasca i soldi per il concerto.
E' la solita arroganza del potere. Da noi più sciatto e cialtrone che altrove, più ignorante, protervo, stupido.

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