sabato 17 marzo 2012

Italiani brava gente.

 

Ci sono evenienze, nella vita, per cui devi entrare in un ufficio pubblico.

L'ufficio è aperto al pubblico
Lunedì ore 10-11
Venerdì ore 8,30-9,30

Quasi mai riesci a trovare l'impiegato che stai cercando. “E' in ferie, in malattia, ha preso due ore di permesso, è dal direttore...”. Capita di averlo incontrato, al bar all'angolo, quando hai preso il caffè prima di salire, ma non sapevi chi fosse. Insomma non c'è e devi tornare un'altra volta.
Poi, parlando con un tuo collega, vieni a sapere che anche lui ha fatto la stessa domanda presso quell'ente. E' speranzoso, ti dice, e mima l'atto di estrarre la pratica da sotto la pila e metterla sopra le altre: “l'impiegato è un amico...”.
Tutti gli italiani hanno un “amico”. Può essere un vicino di casa, uno dello stesso partito, un compagno di scuola, un parente alla lontana, un compagno della squadra di calcetto e tanto altro.
Fatto sta che le amicizie vanno “coltivate” e i piaceri si scambiano e si contraccambiano: una maggiore comprensione verso al figlio a scuola, la velocizzazione di una pratica, una multa non elevata, un controllo non eseguito, la precedenza in una visita medica... Un occhio di riguardo: sempre.
La pratica "senza amici" rimane sotto e sotto e sotto, sempre sorvolata dalle altre.
I diritti diventano favori e i favori diventano negazione dei diritti degli altri, di quelli che non hanno “amici”.

Io non ho "amici".

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